Dopo la parentesi di Sanremo, Annalisa presenta un album nuovo. Anche nei contenuti. A intervistarla la nostra inviata, Selenia Orzella
Annalisa, ci eravamo già incontrati a Sanremo, poi diciamo che per l’uscita di questo disco, Se avessi un cuore, te la sei presa con più calma.
«Assolutamente sì. Io ho vissuto Sanremo non come un’occasione per far uscire un disco. Ero stata a Sanremo l’anno prima e il disco precedente era uscito proprio durante il Festival. Quindi avendo avuto la possibilità di tornarci ho scelto di usare quest’occasione in un altro modo e di attuare un cambiamento che è iniziato da lì. Il diluvio universale, che è la canzone che ho presentato, per me era un’opera sola, a se stante che ha fatto da ponte tra l’Annalisa di prima e l’Annalisa di adesso. Ho aspettato il giusto, per lasciare spazio a questo cambiamento e adesso con Se avessi un cuore faccio quello che desideravo fare da moltissimo tempo».
Effettivamente siamo davanti a un disco completamente diverso rispetto ai tuoi precedenti. E questo è un tuo grande pregio: non ti adagi mai su ciò che sai potrà piacere di sicuro al tuo pubblico, ma esperimenti. Possiamo definire Se avessi un cuore la tua svolta elettro-pop? E perché è questo il momento giusto per una svolta che si presagiva già da un po’ di tempo?
«Nel mio percorso ho avuto delle possibilità, che ho cercato di giocarmi al meglio. Nel fare ciò ho aggiustato il tiro: progetto dopo progetto ho cercato di avvicinarmi sempre di più alla meta che mi ero prefissa; e nello stesso tempo ho cercato di guadagnare la fiducia delle persone che stavano lavorando con me e che in questi anni hanno imparato a conoscermi. Un passo dopo l’altro e senza essere troppo brusca, ho preso la direzione che volevo tra un’esperimento e l’altro».
Hai presentato di recente a Milano in anteprima assoluta il tuo nuovo disco: come lo hanno accolto i fan?
«Ho avuto una sensazione bellissima. La serata è stata coinvolgente, emozionante e vi hanno partecipato moltissime persone che mi hanno dato l’impressione di essere davvero attente. Verso il nuovo all’inizio c’erano una concentrazione e un silenzio che contrastavano molto con il calore che ha accolto i miei pezzi più noti. È stato incredibile vedere il pubblico che hai davanti superare le prime note mai sentite e incominciare a cantare. Ho avuto il privilegio di vedere la reazione al primo ascolto di una nuova proposta».
Ho saputo che ci sono due parole con cui descrivi il tuo nuovo singolo: eguaglianza e tolleranza. Da dove arrivano, visto che lo hai scritto tu in prima persona?
«Quando ho scritto Se avessi un cuore ho scoperchiato il vaso di Pandora: mi sono guardata molto intorno e tutto ciò che ho visto mi ha fatto molto riflettere. Sono partita dal concetto, secondo me sbagliato, di diversità. Diversità sociale, ma anche semplicemente fisica. Ma anche caratteriale, religiosa, di scelte di vita. Questo tema è ovunque e ho cercato semplicemente di dire che la diversità è un concetto labile: diverso da cosa? diverso da chi? E soprattutto ho voluto dire che la diversità è ricchezza. Nel momento in cui hai di fronte una persona che ti può sembrare distante, quella distanza dovrebbe diventare uno spunto per imparare qualcosa di nuovo, per mettersi in un diverso punto di vista».
Hai detto che crescendo sei diventata molto meno rigida rispetto a quando eri più piccola. E questo è il processo inverso rispetto a ciò che accade di solito…
«Quando l’ho detto mi riferivo in particolare ai 20 anni, quando si è già mezzi formati e ci si convince di qualcosa e si vedono soltanto i colori netti, le proprie idee, non esistono compromessi. A 20 anni si è rigidi in questo senso: estremi. Invece crescendo, dai 20 ai 30, i confini più netti si mischiano e quando ci si abbandona si potrà essere vincenti domani. Nel brano Leggerissima dico tutto ciò, parlo della sensazione di leggerezza che si prova quando si molla la presa».
Si ringrazia Annalisa per la gentile disponibilità.